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07/12/08

A Milano è partito il bike-sharing: ora ci vuole il bike-riding





"Hai voluto l'auto? Adesso pedala!" recitano alcuni dei manifesti che in questi giorni sono comparsi a Milano per pubblicizzare la nascita del bike-sharing, il sistema di condivisione di biciclette pubbliche già sperimentato con grande successo in molte città europee come Parigi, Londra, Lione e Barcellona.

Se i numerosi ciclisti milanesi potessero rivolgere un appello all'Assessore Croci e alla sua Giunta, riprenderebbero lo stesso proverbio mutandolo in "Hai voluto il bike-sharing? Adesso costruisci le piste ciclabili!".

Sì, perché se tutti noi siamo molto contenti dell'ottimo passo avanti costituito dal bike-sharing, non possiamo non pretendere che esso sia soltanto l'inizio di una strategia tesa a valorizzare e incentivare l'uso della bicicletta. Non possiamo accontentarci del fascino evocativo del termine "bike-sharing", inglese e di conseguenza moderno, innovativo, trendy, up-to-date e via discorrendo.

Anche perché i tanti milanesi che capiscono l'inglese sanno bene che non basta che una bicicletta sia "shared", condivisa. Una bicicletta deve poter essere "ridden", utilizzata, se no uno dello "sharing" se ne fa ben poco. La priorità per chi usa la bicicletta non è un servizio che aiuti a condividerla, ma una rete di piste ciclabili che permetta di utilizzarla.

E ci dispiace constatare che, ad oggi, se si eccettuano alcuni microscopici segmenti, a Milano le piste ciclabili non esistono. Con il risultato che quel 5% di milanesi che si sposta in bici (poco rispetto alle altre città europee, incredibilmente tanto se si pensa alle condizioni di traffico con cui si trovano a fare i conti) è quotidianamente costretto ad inspirare i gas di scarico delle auto ferme in coda e a rischiare di farsi investire da un'automobile (nella strada) o insultare da un pedone (sul marciapiede). La bicicletta è insomma ostacolata, come se fosse la fissa di pochi ultra-ecologisti e non un'abitudine consolidata e incentivata ormai in tutte le città europee e non solo (in California recentemente è stato deciso un aumento della busta paga per chi prende la bici).

Inutile stare a ripetere i benefici della bicicletta: zero inquinamento, zero costi, maggiore velocità negli spostamenti, enormi benefici per la salute (riduzione del rischio di malattie cardiovascolari).

Il resto delle città europee se ne è accorto e ha costruito reti capillari di piste ciclabili. Milano, grazie forse anche alla vetrina mediatica offerta dall'EXPO, per non essere da meno ha deciso di lanciare il bike-sharing. Ora però deve lanciare il bike-riding, ovvero la possibilità di muoversi in bicicletta senza problemi.



Il panorama di Amsterdam:




E quello di Milano:

2 commenti:

Unknown ha detto...

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http://www.partecipami.it/?q=node/4893/7620&single=1
pubblicato da Eugenio Galli (Presidente di Fiab Ciclobby onlus)
nella discussione
"Annunci e buone intenzioni non moltiplicano le biciclette"
http://www.partecipami.it/?q=node/4893
del forum
"Per una Milano sostenibile..."
http://www.partecipami.it/?q=forum/86
di www.partecipaMi.it

Anonimo ha detto...

Sono molto d'accordo con questa iniziativa, anche se ho una bici e non utilizzo altro mezzo. Quello che mi è sembrato però è che molti posteggi per lo sharing siano in zone centrali e che incredibilmente non ce ne sia uno in zona Città Studi. Così questo servizio sarà poco sfruttato invece di essere incentivato e diffuso.